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FASE 2… adesso la sfida diventa impegnativa.

NON SO NÉ LEGGERE NÉ SCRIVERE – CAMBIARE SI PUÒ E SI DEVE.

FASE 2… adesso la sfida diventa impegnativa.

ALLORA …CAMBIAMO?

Carissimi tutti, in questo momento non è significativo che la “cosiddetta” riapertura avvenga un giorno prima o un giorno dopo, ma è importante come noi gestiremo questo momento di riavvio delle attività. Spero che lunedì 4 maggio 2020 non venga interpretato come un “liberi tutti”. Sarà importante vedere e capire come noi avremo interiorizzato questo evento planetario e i giorni trascorsi in “ritiro”.

Mi chiedo se le mascherine saranno realmente utilizzate correttamente, coprendo naso e bocca, oppure intese  vezzo e ornamento da portare come sciarpa sul pomo di Adamo oppure sul mento. Sarà importante vedere se ci sbracceremo per toccare le persone che incontriamo, con delle pacche sulle spalle presi da un forte senso di euforia e se supereremo, incuranti, la distanza di sicurezza indicata, il cosiddetto “distanziamento sociale”. Della FASE 2 temo l’euforia eccessiva e la superficialità, in strada, nei negozi e nelle sedi di lavoro, che potrebbero rapidamente annullare i risultati ottenuti in questi mesi di grande sacrificio. Il coronavirus mi risulta essere ancora lì presente e con le stesse modalità di diffusione. Servono intransigenza e perseveranza nell’applicare i protocolli di sicurezza. Diversamente, se non resteremo prudenti e attenti, cosa potrebbe impedire alle curve dei morti e dei contagiati di impennare nuovamente e SEMPRE PIÙ IN ALTO?

E, a cascata,  tutto sarebbe più devastante, per economia,salute e qualità di vita.

ALLORA …CAMBIAMO PRIORITA’ E SCELTE?

(filidido)

3 maggio 2020




Mentre #iorestoacasa (e non posso fare altro) chi è che lavora per me con serietà, competenza e rigore scientifico?

NON SO NÉ LEGGERE NÉ SCRIVERE – CAMBIARE SI PUÒ E SI DEVE

– MENTRE #IORESTOACASA (E NON POSSO FARE ALTRO) CHI È CHE LAVORA PER ME CON SERIETÀ, COMPETENZA E RIGORE SCIENTIFICO?

In questa situazione di difficoltà collettiva c’è chi scalpita e prova a dire la sua per le attività in montagna e del tempo libero, appena potremo riuscire. Ma i fatti ci riportano a una dura realtà. Se non si riduce e si appiattisce la curva di contagi tutto quello che viene detto è estemporaneo e aleatorio. Il confinamento nelle case è sicuramente una scelta efficace, ma è la più semplice, quella che riduce drasticamente la diffusione del contagio in quanto evita la causa che lo diffonde e cioè l’incontro, o meglio la vicinanza tra persone. Ma non può essere una scelta a lungo termine, se non motivata da una procedura ben finalizzata. Che senso ha tenermi chiuso in casa se appena fuori sono nuovamente a rischio di contagio? È questo il nodo da sciogliere, il passaggio chiave da superare. In montagna (ma vale lo stesso in ogni altra circostanza) devo potermi affidare alla persona che mi accompagna e incontro, ancor più se a questa sono legato con una corda. Infatti come risolvo gli inevitabili momenti di contatto nella progressione lungo una via di arrampicata? Esperienze e attività giornaliera non devono certo essere condizionate da una roulette russa. Allora mentre io sono a casa al chiuso, attento a non farmi male e a non incontrare e posso solo pensare alla lettura, al cibo, a piccole manutenzioni domestiche e, se sono fortunato, al giardinaggio e all’orto, ci deve essere chi sta lavorando per me con serietà, competenza e rigore scientifico. Fuori casa non c’è una precisa zona a rischio, ma tutto può essere a rischio. Allora io mi aspetto che in questo periodo, insieme a curare nel migliore dei modi le persone malate riassegnando valore e modo ad una sanità nazionale, riconosciuta nelle finalità, nei mezzi e nelle risorse, sia chiara anche la strategia preventiva affinché non ci siano nuovi malati e decessi.

La curva quindi deve essere piatta e bisogna isolare le persone infette riuscendo a monitorare e tracciare i contatti avvenuti, affinchè non ci sia il rischio di incontrarli. E ci sia un modo efficace e pronto per rilevare il virus, sapendo così di non essere portatori di contagio. A questo associamo, a livello individuale, una migliore conoscenza del Coronavirus e degli strumenti di precauzione e protezione individuale. Noi siamo consapevoli del significato di “pericolo”, “rischio” e “probabilità” ed è per questo che va ridotta fino ad annullarla la possibilità di un contagio, soprattutto se legata ad un’attività ricreativa e del tempo libero che deve aiutare a ritemprare fisico e mente, rendendo più forte il sistema immunitario. Solo in questo modo ritengo che, sempre con estrema prudenza, si possa superare la fase del confinamento e delle restrizioni che comporta. La cresta sulla quale ci troviamo, impegnativa e sottile, va percorsa con la massima attenzione, ma dobbiamo poter considerare le condizioni al contorno. ALTRIMENTI…

(filidido)

17 aprile 2020




Il problema non è “esserci” sulla terra, ma “restarci

NON SO NÉ LEGGERE NÉ SCRIVERE – CAMBIARE SI PUÒ E SI DEVE.

– IL PROBLEMA NON È “ESSERCI” SULLA TERRA, MA “RESTARCI”.

– PRENDERSI CURA DELLA MONTAGNA

Parole guida saranno: studio, conoscenza, cooperazione, solidarietà, con l’obiettivo di “prenderci cura” di noie stessi, di ogni persona e dell’ambiente che ci avvolge.

 

Noi siamo parte della natura. Ne siamo avvolti. Immersi nell’aria che respiriamo circa 20 volte al minuto. E poi c’è l’acqua della quale non possiamo fare a meno (acqua fonte di vita), insieme al cibo che ci fornisce quanto necessario per ogni nostra quotidiana azione. Siamo dei mammiferi e utilizziamo ampiamente aria-acqua-suolo, in quanto esseri viventi, alla stregua di tutti gli altri numerosi presenti.

La Terra è unica: tanto “grande”, ma altrettanto “piccola”. Indispensabili le risorse naturali messe a disposizione, sia prelevandole direttamente, sia producendole con agricoltura e allevamento (sempre grazie ad aria-acqua-suolo).

Se siamo nati ed evoluti sulla Terra è evidente che c’erano le condizioni affinché questo si verificasse, così come lo è per ogni specie vivente.

Noi umani siamo però l’unica specie in grado di modificare l’ambiente, anche irreversibilmente, e i cicli che ci hanno consegnato la vita, messa sempre più a rischio. Ed è quello che sta accadendo con la pandemia.

Il problema quindi non è ESSERCI sulla Terra, ma RESTARCI.

Negli anni 70′ rimasi impressionato dal libro “I limiti dello sviluppo” del Club di Roma, con le sue proiezioni e previsioni. Oggi, dopo 50 anni, c’è la fine delle illusioni del progresso umano, ridotti a merce e alla solo produttività. La vulnerabilità al virus, ci aiuterà ad abbandonate l’illusione di poter dominare, senza limiti, la natura?

Adesso è il momento delle risposte, che non saranno semplici. Tali da perdersi nel labirinto delle informazioni. delle valutazioni e delle prospettive. Il rischio sarà nelle parole “Normalità” e “Ripresa Economica”, indicate per risalire la china. Ma cosa è meglio fare? Forse cambiare prospettiva e, come su un conoide, scendere dalla zona ripida, lasciarsi alle spalle un terreno impegnativo da risalire, e guardare la valle che si apre a ventaglio, su terreno sempre più percorribile.

Si può e si devono ripensare sia il modello economico, che ci ha portato a questo difficile livello, sia l’insieme dei rapporti sociali, origine di diseguaglianze e povertà.

Le parole guida saranno:studio, conoscenza, cooperazione solidarietà, con l’obiettivo di “prenderci cura” di noie stessi, di ogni persona e dell’ambiente che ci avvolge.

(filidido)

5 aprile 2020




C’era una volta il “Trekking Aprutino”

MONTAGNAePARCHI . ESCURSIONISMO #lemontagnesannoaspettare

– C’ERA UNA VOLTA IL “TREKKING APRUTINO”

Il  trekking Aprutino è un lungo itinerario escursionistico voluto dal Club Alpino Italiano Sezione di Teramo per celebrare il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Dopo alcune verifiche ricordo con piacere la simbolica edizione del 2002 “anno internazionale della montagna”, dal 31 luglio al 10 agosto, a piedi tra paesi, valli e monti con una bella esperienza escursionistica consigliata a Escursionisti Esperti che amano un’esperienza continuativa e impegnativa di più giorni. L’avvio sui Monti Gemelli,  per proseguire sui Monti della Laga e terminare sul Gran Sasso d’Italia. Da Ripe di Civitella del Tronto a Castelli una lunga cavalcata sui monti con 11 tappe di scoperta e conoscenza immersi in ambienti spettacolari pervasi dai segni della natura e della cultura.

L’idea è nata come atto d’amore nei confronti del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, galvanizzati dalla sua importante istituzione. Il tracciato si sviluppa tutto nella parte teramana del Parco, l’antico Aprutium , e la tracciatura fu condivisa anche con la Provincia di Teramo.

Siamo nel cuore dell’Appennino con il susseguirsi di sistemi montuosi che danno slancio alla penisola italiana. Giorno dopo giorno si snoda il susseguirsi di rilievi che modellano il territorio e si affacciano sulle vicine coste. Dalle gole selvagge, ai borghi diffusi nelle conche e su accoglienti rilievi,  nei boschi delle pendici e sulle aeree creste e sommità dove lo sguardo vola libero.  La meraviglia sa stupire e gli ecosistemi, ambienti e paesaggi si integrano a risorse e valori. Suggestiona camminare dove nasce l’acqua, la biodiversità è elevata, la cultura mostra testimonianze sedimentate come le rocce che le sorreggono ed è possibile ritemprare con facilità spirito e corpo. Tanta la bellezza della natura e quella dell’uomo con la presenza di fortezze, eremi, stazzi pastorali e itinerari della transumanza.

La nostra avventura inizia dall’abitato di Ripe di Civitella  fino a  Leofara (tappa Monti Gemelli), Pietralta di Valle Castellana , Stazzi della Morricana, La Fiumata, Sella Laga (tappe Monti della Laga), Nerito di Crognaleto, Rifugio del Monte, (Riserva Corno Grande di Pietracamela)  Prati di Tivo di Pietracamela, Campo Imperatore, Piano del Fiume, e termina nel borgo di Castelli, accolti dai soci della locale Sezione, con sosta al Rifugio Enrico Faiani (tappe Gran Sasso d’Italia).

Il tracciato, volutamente serpeggiante, utilizza sentieri esistenti, antiche vie di comunicazione e commercio, con numerosi saliscendi per abbracciare complessità e bellezza di questi luoghi. Tra le motivazioni del trekking il genuino slancio per offrire con un’esperienza diretta il perché di un Parco, di un’area protetta che abbraccia 150.000 ha di ambienti ai quali la Montagna da continuità, con relazioni determinate  proprio da differenti caratteri naturalistici e culturali  che sanno incontrarsi. “La Montagna unisce”, come ha recitato il Cai nel 2013, celebrando il 150° della fondazione.

UN ITINERARIO CHE IL CAI TERAMO PUO’ RIPROPORRE IN QUANTO OFFRE OCCASIONI “TERRE ALTE”, INCONTRO  IN QUOTA CON IL “CAMOSCIO D’ABRUZZO” E VIE DI FUGA PER RIDURNE LUNGHEZZA, DISLIVELLO E IMPEGNO.

(filidido)

30 marzo 2020

2002 Trekking Aprutino  locandina, Cai Teramo

2020.03.20 (filidido) Giornalista –  Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai Abruzzo – CD Federparchi




Politica e scelte d’Europa sono da rifondare

NON SO NÉ LEGGERE NÉ SCRIVERE – CAMBIARE SI PUÒ E SI DEVE.

– POLITICA E SCELTE D’EUROPA SONO DA RIFONDARE

Il Coronavirus ha generato una scossa forte, una sorta di terremoto che non produrrà macerie come quelle che abbiamo in Appennino, ma dovrà portare a cambiamenti nelle nazioni, nelle città, nei paesi e a Bruxelles.

Modernità inseguita e globalizzazione nelle produzioni e nei consumi hanno mostrato i limiti, raccontandosi nella tragica realtà. Questa catastrofe si ciba di noi, a morsi grandi, e non se ne vede la fine. E’ una pandemia. Ci fa conoscere una Terra “piccola”, dove tutto è vicino, dove il disordine europeo e globale diventa locale. E non ci sono più assetti internazionali chiari, gli aiuti alla crisi vengono da nazioni diverse e gli alleati sono diventati altro. L’Europa non si presenta come un modello che sappia indicare con chiarezza il sentiero giusto e resistere con unanime levata di scudi a intercettare gli strali che ci colpiscono. Con l’Europa che non riesce a scegliere di intervenire in economia e società è molto difficile pensare ad altre possibili più decisive azioni. Tante le sconfitte da ricomporre con l’immigrazione, la disoccupazione, l’economia condizionata da più interessi, le disuguaglianze, l’inquinamento e adesso anche il coronavirus.

La sfida è come ricostruire e prefigurare nuovi inizi. Coesione nei singoli paesi, superando la frammentazione, la regionalizzazione dei servizi (e la sanità ne è un esempio), la contrapposizione strumentale tra partiti. Coesione tra nazioni in una tragica realtà sanitaria che evidenzia il ruolo delle interdipendenze e della necessaria convergenza di comportamenti comuni come quelli finora (inutilmente) posti dal cambiamento climatico e da Agenda 2030.

Non si tratta solamente di pensare un partito transazionale o uno schieramento locale vincente, ma un impegno d’insieme sui temi dell’ambiente e del sociale, oggi ancor più chiaramente al centro dell’attenzione di ogni cittadino. Un impegno che, nel rompere la catena di trasmissione del contagio, rompa anche altre catene.

CAMBIARE SI PUÒ E SI DEVE

2020.03.23 (filidido) Giornalista
– Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai – CD Federparchi




Coronavirus

NON SO NÉ LEGGERE NÉ SCRIVERE – CAMBIARE SI PUO’

 

– CORONAVIRUS

La diffusione del Coronavirus è causa di stordimento e preoccupazione. Ci porta a riflettere sul concetto di limite e sul principio di precauzione. Nella quotidianità sono entrati: rischio, probabilità di contagio e pericolo.

L’occasione per riflettere, guardarsi attorno ed essere altruisti, attenti al vicino e al lontano che, in un mondo globalizzato, è sempre più vicino. Si è fermato il mondo formativo della cultura con scuole e università chiuse in tutta Italia per contenere la diffusione del coronavirus. E allora noi leggiamo e studiamo stando a casa, utilizziamo questo tempo per riorganizzare spazi interiori e togliere tanto superfluo. Andiamo fuori, in ambiente, a passeggiare e in escursione (seppur pochi e distanziati). In Montagna, alla luce, al vento per una salutare attività fisica e mentale che rafforza le difese immunitarie.

La Montagna è sempre aperta non è come una palestra o un centro sportivo da chiudere. Possiamo recuperare il senso degli ambienti naturali e degli spazi verdi anche cittadini.

Consideriamo l’insieme delle attuali criticità planetarie e a quella sanitaria aggiungiamo cambiamento climatico, inquinamento di aria acqua e suolo, crescita demografica, carenza di cibo, incendi boschivi, siccità e desertificazione, consumo di suolo, l’invasione delle locuste, gli eventi estremi e … tanto altro ancora.

Cambiamo scelte e priorità!

Le attuali limitazioni governative sono condivisibili e va rispettato l’impegno del personale sanitario esposto a rischi.

LA SALUTE È ECONOMIA. LA QUALITÀ DELLA VITA È ECONOMIA

(filidido)

5 marzo 2020




Elicotteri in volo sugli Altopiani Maggiori d’Abruzzo?

NON SO NE’ LEGGERE NE’ SCRIVERE

– ELICOTTERI IN VOLO SUGLI ALTOPIANI MAGGIORI D’ABRUZZO?

Resto completamente basito dai voli di elicotteri sugli Altopiani Maggiori d’Abruzzo. E poi scopro “Pescocostanzo la colta” come base di partenza per l’elibike. Bici e ciclisti portati in quota e poi accompagnati sui sentieri.

Continuano banalizzazione e impatto in montagna, sempre più vista come terreno di gioco, palestra all’aria aperta, a disposizione per ogni sport e bisogno. Contro questa deriva culturale e carenza di valore è necessario intervenire secondo ruolo e competenza. Ci troviamo in luoghi straordinari di notevole bellezza e paesaggio, tra il Parco Nazionale della Majella e lo storico Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, con tre piccoli paesi incastonati sui pianori: Pescocostanzo, Rivisondoli e Roccaraso. Se anche Pescocostanzo che conserva importanti testimonianze storico/culturali e attività tradizionali, la si piega a queste derive, siamo proprio messi male.

Serve riassegnare centralità alla Montagna, come precisa il Bidecalogo Cai.

La Montagna non è solo luogo di sport, ma merita attenzione particolare ed è importante ricordarlo in questa situazione di cambiamento climatico, di assenza di neve su molte montagne, con temperature che vanificano oltremodo ogni, sempre più costoso e impattante, innevamento artificiale. Ai paesi montani servono risposte positive come quelle sperimentate con l’accoglienza dei “villaggi degli alpinisti” e le attività ecosostenibili. Scelte d’insieme che non si conciliano con le forme d’uso basate su tecnologia esasperata.

L’importanza planetaria della Montagna e delle sue molteplici funzioni, venne riconosciuta per la prima volta nel 1992, alla Conferenza mondiale per il clima di Rio, introducendo l’espressione “ecosistemi fragili” nel capitolo 13 dell’Agenda 21. Fu così delineato e indicato lo sviluppo ecosostenibile delle zone montane, ripreso oggi negli obiettivi di Agenda2030.

7 febbraio 2020