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VITA DI MONTAGNA – QUALCOSA STA CAMBIANDO NEL LAVORO E NELLA PERCEZIONE DEL BENE COMUNE – C’È SPERANZA!

VITA DI MONTAGNA – QUALCOSA STA CAMBIANDO NEL LAVORO E NELLA PERCEZIONE DEL BENE COMUNE –
C’È SPERANZA!


il lavoro diffuso in Montagna
Più segnali indicano un ritorno ai monti. Sondaggi e testimonianze riportano di scelte fatte per convinzione ed esistenziali (indotte da necessità ed elementi culturali diversi, non escluse quelle sanitarie e di riscoperta del benessere montano).


Buone Notizie
Il dato è presente anche tra le Buone Notizie nell’inserto del Corriere della Sera (9 febbraio 2021). Per alcune professioni incide anche il telelavoro, ma in gran parte c’è interesse a recuperare economie locali sostenibili proponendosi come agricoltori, allevatori e artigiani. La scelta è culturale e di qualità, tra bellezza e paesaggio, presenti da custodi delle tradizioni e interpreti del nuovo, anche nei settori sportivo, dell’accoglienza, della ristorazione, del commercio. Ci si ritrova come comunità di giovani e famiglie, pronti allo scambio e al sostegno, senza ambire a particolari mire di successo, animati da confronto, amicizia e solidarietà di crescita, parte di un sistema aperto.


la Montagna al centro
Si (ri)scopre la Montagna e si apprezza il valore d’insieme di territori con paesi, vallate, boschi, laboratori all’aria aperta.  Si recupera il senso del tempo (scandito dai passi e dalle soste), dello spazio (con la percezione e la mobilità dolce, in giro tra gli elementi che compongono il paesaggio), dell’accoglienza (nei paesi, porte di accesso alla montagna, nei rifugi, nelle aziende agrozootecniche e nei laboratori dell’artigianato) e del lavoro (con l’orgoglio di quanto realizzato e l’orgoglio di mostrarlo)


il turismo lento
Un articolo su Lo Scarpone on line del Cai, riporta che “Sulle Dolomiti un Gruppo di lavoratori è convinto che il turismo lento, sostenibile e di qualità sia la ricetta giusta per il futuro economico e sociale delle comunità delle Terre alte– articolo Lo Scarpone on line del Cai
Le affermazioni diventano quindi sostanza, con esempi e richieste concrete.
pagina Facebook del Gruppo Dolomiti, che si chiama “Basta impianti“»
Il lavoro oltre lo sci alpino, di questa pratica invasiva e settoriale, con bacini sciistici e impianti di risalita energivori, che per sopravvivere assorbono e fagocitano ingenti risorse economiche comuni, destinate a ripianare il perenne deficit rosso dei bilanci.


l’altra neve
Dalle Dolomiti  (e non solo) il messaggio che si può superare la monocultura dello sci alpino, dello stress da impianto di risalita e guardare all’altra neve, con le diverse e salutari altre  attività  in ambiente (anche in linea con le necessarie procedure di contenimento della diffusione di coronavirus).
Ai messaggi seguono i modelli con diverse forme di utilizzo delle risorse a disposizione.


villaggio degli alpinisti
Un riferimento possibile è il modello villaggio degli alpinisti, con abitanti che hanno scelto di basare la proposta ecoturistica conservando gli ambienti naturali, innovando i servizi su cultura e tradizioni locali. Il paese diventa esempio di gestione virtuosa delle risorse in grado di attrarre e incuriosire il turista-escursionista-visitatore, coinvolgendolo come partecipante in un percorso educante alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente. Buone pratiche indotte, recepite e successivamente adottate anche nella quotidianità.

l
la Montagna è aperta, sostenibile e resiliente
Gli impianti sono chiusi causa coronavirus (e difficoltà ci sono anche per la crisi climatica). Invece la Montagna c’è ed è aperta, ma a questo non viene dato risalto. La percezione dell’ambiente montano è stata trasformata e ridotta  a palestra dello sci. La Montagna va riscattata da una monocultura economica per recuperare il senso della molteplicità di opportunità e ruoli, ripartendo dagli abitanti e dalle funzioni ecosistemiche.


(r)incontro con la natura
Per dirigersi verso scelte sostenibili, quindi durevoli nel tempo, servono passaggi educativi e occasioni di (r)incontro con la natura. Le attuali crisi ambientali e sanitarie sono occasione per progredire negli  aspetti sociali, economici, ambientali e culturali. La Montagna è parte di questa realtà, con tenaci abitanti, qualità delle risorse e benessere. Si tratta di comprendere ciò che la Natura comunica a livello planetario e di adattarsi alle nuove condizioni, con la consapevolezza antica del montanaro “resiliente”, che assecondava e riusciva  a usare con vantaggio per tutti le risorse a disposizione (generose ma non dominabili).


Agenda 2030
Il buco dell’ozono ha insegnato che comunità scientifica e comunità politica possono dialogare, così come è stato dopo il Protocollo di Montreal con la riduzione delle sostanze che minacciano lo strato protettivo presente nella stratosfera. Quel positivo risultato di cooperazione internazionale va attualizzato e  usato come opportunità per alzare nuovamente la testa, guardare lontano e cooperare per condividere sacrifici e risultati, in questo preiodo di gravi criticità. Un processo planetario che posiamo trasformare in progresso e  la solidarietà diventa fattore di costruzione.


da Nord a Sud
Da Nord a Sud, su Alpi e Appennino, è univoca la richiesta di altra neve. Dalle Dolomiti all’Abruzzo, per l’ultimo impegno di contrasto alla riduzione del Parco Regionale Sirente-Velino e all’ampliamento del bacino siistico.

2021.03.05 (filidido) Giornalista
– Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai – CD Federparchi




CAI SULMONA – ASPETTANDO I CENT’ANNI CI VEDIAMO IL GIOVEDI’ AL CAI, ciclo di conferenze on-line dal 4 marzo 2021

CAI SULMONA – ASPETTANDO I CENT’ANNI CI VEDIAMO IL GIOVEDI’ AL CAI
ciclo di conferenze on-line dal 4 marzo 2021


Il Club Alpino Italiano nel presentare la Montagna si rivolge a tutti, escursionisti e alpinisti, particolarmente a giovani, famiglie, mondo della Scuola. Lo fa direttamente in ambiente e quando non è possibile (come in questa fase di emergenza sanitaria) si è adattato a utilizzare gli strumenti digitali.


In Montagna con il Cai, sicurezza, simpatia e amore per la natura”
Come Cai siamo esempio nazionale nel promuovere la frequentazione della Montagna, facendola conoscere, con le tante, diverse attività, tra etica, ambiente, tutela, tecnica e sicurezza.
Con questa nuova forma di avvicinamento alla montagna la Sezione Cai di Sulmona propone “i giovedì del Cai“. Serate di approfondimento che sono … una piccola anticipazione di ciò che possiamo solo intuire accadrà nel 2022 quando ci saranno i festeggiamenti per i 100 anni di fondazione di questa Sezione Cai che affonda le proprie radici nella feconda  Valle Peligna e si spinge in alto, fino a spaziare dalle massime altezze del Monte Amaro della Maiella, con il bivacco Pelino, nel Parco Nazionale della Maiella.


Appuntamento il giovedì alle ore 21.00, da marzo a maggio 2021 (per ora … ma ci attendono altre opportunità).
Gli incontri si avvarranno della piattaforma ZOOM messa a disposizione dalla Ditta Sintab di Sulmona.
Ecco i primi 11  appuntamenti fissati e c’è ampia scelta di temi secondo sensibilità e interesse. E’ come se fosse la parte teorica educativa e formativa di un “Corso di avvicinamento alla Montagna” tale da offrire occasioni di conoscenza e riflessione:

4 marzo: Fabrizio Pietrosanti – Istruttore Nazionale di Scialpinismo – “La pratica dello scialpinismo”

11 marzo: Massimo D’Alessandro – Tecnico AINEVA – “Neve e valanghe”

18 marzo: Catia Di Nisio – Geologa – “La forma delle montagne”

25 marzo: Giovanni Tarquini – Accompagnatore di Escursionismo – “La pratica dell’escursionismo”

8 aprile: Fiorenzo Spinosa – Dottore in Scienze Ambientali – “La vegetazione di montagna”

15 aprile: Luigi Iozzoli – Gruppo Grandi Carnivori CAI – “Il lupo e noi”

22 aprile: Gianluca Del Conte – Accompagnatore di Cicloescursionismo – “La pratica del cicloescursionismo”

29 aprile: Geppino Madrigale – Medico dello Sport – “L’allenamento in montagna”

6 maggio: Patrizia Tempesta – Dietista nutrizionista – “Alimentazione in montagna”

13 maggio: Luca Del Monaco – Fotografo – “La fotografia di montagna”

20 maggio: Marco Bettain – Medico – “La Montagnaterapia nel CAI”

Altre conferenze saranno comunicate in seguito.

è necessario registrarsi
Per partecipare è obbligatoria la registrazione, da effettuarsi al seguente link:
https://us02web.zoom.us/…/reg…/WN_bTkNB7PhTdytcpPtxFmZgA

Per supporto e chiarimenti è possibile inviare una mail a sezione@caisulmona.it


SOSTENIBILITA’ DOVE SEI?
Chiarire cosa sia la sostenibilità (parola abusata in ogni genere di progetto) non è semplice. Per dirigersi verso scelte sostenibili, quindi durevoli nel tempo, servono passaggi educativi e occasioni di (r)incontro con la natura.
Oggi c’è confusione nei termini (scompare il Ministero dell’Ambiente e appare il Ministero della Transizione Ecologica) e negli eventi (impensabile prevedere la situazione planetaria determinata dal coronavirus, obbligando a ripensare molto). Aspetti sociali, economici, ambientali e culturali sono in rapido cambiamento.
La Montagna è parte di questa realtà, con tenaci abitanti, servizi ecosistemici, qualità delle risorse e benessere.
Formare cittadini e soci capaci di interpretare e partecipare a questo processo di attenzione alla Montagna (parte di un sistema tutto concatenato) e a ciò che rappresenta come futuro possibile, rientra tra gli obiettivi di incontri e di altre iniziative che le numerose e attive Sezioni Cai sapranno proporre, aperte a ogni possibile collaborazione.

2021.03.02 (filidido) Giornalista
– Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai – CD Federparchi




CAMOSCIO D’ABRUZZO  – sono trascorsi 30 anni dalla istituzione della Riserva Corno Grande di Pietracamela che ha dato il via al Progetto di reintroduzione sul Gran Sasso d’Italia

CAMOSCIO D’ABRUZZO  – sono trascorsi 30 anni dalla istituzione della Riserva Corno Grande di Pietracamela che ha dato il via al Progetto di reintroduzione sul Gran Sasso d’Italia  – Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ci comunica che 1000 camosci si rincorrono liberi tra rocce e balze erbose. – I primi camosci sono venuti dall’allora Parco Nazionale d’Abruzzo.
1 marzo 1991 – 1 marzo 2021


bentornato Camoscio d’Abruzzo sul Gran Sasso d’Italia
Quella del Camoscio d’Abruzzo è una storia a lieto fine, nata nel Cai, da un riuscito Progetto avviato negli anni ’80. Lunga la gestazione e la realizzazione, scandita in tre fasi condivise con l’allora Parco Nazionale d’Abruzzo, Direttore Franco Tassi. La fase che si riferisce alla Riserva Corno Grande di Pietracamela è quella della reintroduzione  in quota sul Gran Sasso d’Italia (traccia del Camoscio sul Gran Sasso si è persa con le ultime storie di caccia del 1890); inoltre si realizzarono le aree faunistiche di Pietracamela e Farindola. Le altre due fasi del Progetto Camoscio d’Abruzzo (organizzato su base regionale) sono state di ripopolamento sul Monte Marsicano – nel Parco Nazionale d’Abruzzo e nel Parco Nazionale della Maiella, con l’intervento a Fonte Tarì, osservatorio privilegiato dei camosci liberati.

pillole di storia
Come anticipato il Progetto Camoscio d’Abruzzo nel Cai nazionale prende forma intorno agli anni ’80. Da un’eredità che Susanna Marianna De Maria vedova D’Addario, socia della Sezione di Roma, lasciò al Cai per tutelare la fauna dei Parchi Nazionali.
Nel 1982 la manifestazione del Cai per la difesa del Gran Sasso contro gli impianti sciistici a Campo Pericoli. In seguito il Cai deliberò di intervenire con la fondazione di nuove colonie di Camoscio d’Abruzzo.
L’approvazione scientifica del progetto fu data, nel 1986, dai proff: Sandro Lovari (Università degli Studi di Parma), Augusto Vigna Taglianti (Università di Roma “La Sapienza”), Guido Tosi (Università degli Studi di Milano).
Le tre fasi del Progetto sono state realizzate a partire dal 1990 e felicemente riuscite con nascite sia nelle aree faunistiche che in quota. Sono state inoltre finanziate attrezzature per il monitoraggio con radiocollari e la stampa di materiale divulgativo (pannelli, striscioni, adesivi). Aderirono prontamente al progetto i Comuni di Pietracamela, Castelli, Isola del Gran Sasso, Lama dei Peligni, Farindola, la Provincia di Teramo e la Regione Abruzzo. Nel teramano il Camoscio è stato adottato quale simbolo dei Giochi della Gioventù.


i primi passi
Negli anni ’90 sul Gran Sasso d’Italia – diversamente dagli altri monti d’Abruzzo, non esisteva Area Protetta e quindi nessuna forma di tutela, benché montagna di primati, con la vetta più alta d’Appennino – il Corno Grande, il Ghiacciaio del Calderone – il più meridionale d’Europa e l’estesa piana carsica di Campo Imperatore – tra le meraviglie d’Appennino.


Volendo quindi riportare il Camoscio sul Gran Sasso d’Italia non c’erano le condizioni per garantirne la salvaguardia.
ma cosa serviva?Come priorità assoluta la tutela, istituendo una Riserva delimitata e organizzata, poi la presenza  di prati con nutrimento adeguato – in particolare per l’iniziale fase di vita dei camoscetti e, per garantire la permanenza degli animali , la necessità di un territorio vario per altitudine e ambienti, così da offrire zone di estivazione con praterie e pareti scoscese (le preferite) e di svernamento in quanto, con la neve è abbondante, gli animali scendono  più a valle, nel bosco.


il Comune di Pietracamela
Con queste finalità – dopo numerosi incontri, iniziative di sensibilizzazione e grazie all’opera di mediazione delle guide alpine locali, Lino D’Angelo ed Enrico De Luca, è nata la Riserva Corno Grande di Pietracamela, istituita dall’Amministrazione Comunale di Pietracamela in due delibere, comprendente la parte centrale del massiccio. La gestione tecnica fu affidata alla Delegazione Abruzzo del Cai. Il 1 marzo 1991 si delimitarono i primi 1000 ettari, quelli più in quota e il 6 luglio 1991 l’area fu ampliata  fino a 2200 ettari, comprendendo anche zone idonee allo svernamento. L’ambiente è di alta montagna, con il formidabile blocco montuoso del Corno Grande, del Corno Piccolo e del Pizzo d’Intermesoli, inoltre il ghiacciaio del Calderone – allora ancora consistente,  gelosamente custodito dalle vette del Corno Grande a 2700 m, sul fondo di un circo allungato, singolarità naturalistica in quanto unico ghiacciaio della catena appenninica e il più meridionale d’Europa. Il paesaggio si amplia ed è addolcito dalla conca interna di Campo Pericoli, singolare valle modellata in collinette e doline, dove troviamo Le Capanne, ricoveri in pietra. segni di antiche attività pastorali e ancora, dalla Val Maone, dalla Conca del Sambuco, dalla Valle del Rio Arno fino al bosco delle Verracchiette e al fosso della Giunchiera.


pronti a iniziare
C’erano quindi le condizioni chieste di tutela, quelle ambientali estive e invernali e le alimentari, con l’insieme di erbe tra le quali la ricercata comunità vegetale Festuco-Trifolietum thalii, particolarmente ricca di proteine.
Definiti e superati gli ultimi – non semplici, passaggi amministrativi, autorizzativi e organizzativi, nell’autunno 1992, ottobre, prelevati dal Parco Nazionale d’Abruzzo e  trasportati in elicottero, il personale del Parco effettuò la liberazione del nucleo iniziale di animali in quota, a Campo Pericoli nella località “conca d’oro”.
Alla presenza di un gruppo di emozionati e curiosi soci e amministratori, i camosci, dopo attimi di incertezza, si diressero verso le balze erbose e brecciose più in quota, scomparendo alla vista tra i dossi di Campo Pericoli. Quello storico episodio, con l’ufficiale e sottoscritto affidamento dei Camosci al Cai, ha avviato la riuscita reintroduzione del Camoscio d’Abruzzo sul Gran Sasso d’Italia. L’anno dopo la prima coppia di animali è stata ospitata nell’Area Faunistica di Pietracamela realizzata a “Capo le Vene“, tra le rocce che dominano il paese, affacciate sui i tetti colorati dai coppi. Dalla piazzetta del paese si riuscivano ad osservare, controluce,  la sagome degli animali, fermi sul bordo delle rocce. I primi camosci, Adamo e Costanza, diedero alla luce il piccolo “Lino”, così chiamato per ringraziare la guida alpina, aquilotto del gran sasso, Lino D’Angelo, che, per alcuni anni, ha adottato e accudito i camosci dell’area faunistica.


il numero dei camosci cresce  … fino a 1000 – biodiversità salvata – un aiuto agli Ecosistemi vulnerabili
Nei primi anni gli animali sono stati seguiti con trepida attenzione e con altri trasporti in elicottero, per consolidare il nucleo iniziale che, da subito, si è perfettamente ambientato, quasi a riconoscere luoghi, odori e sapori. La Riserva Corno Grande di Pietracamela è entrata successivamente a far parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, diventato operativo dal 1995, garantendo tutela estesa ed efficace al Camoscio, ben oltre i 2200 ha iniziali.
Anno dopo anno gli animali si sono riprodotti sul Gran Sasso, occupando spazi sempre più ampi. Allo scoccare di questi primi 30 anni il Parco ci ha comunicato che “sono presenti circa 1000 esemplari distribuiti dal Monte San Franco, a nord, fino  al Vallone d’Angora, a sud. I nuclei più importanti si osservano sul Monte Camicia e sul Monte Corvo, con circa la metà degli esemplari. Anche sulle vie normali al Corno Grande, da Cima Alta e Campo Imperatore, i camosci sono facilmente osservabili nelle ore giuste e nei periodi meno affollati.”
Avendo seguito il Progetto dai primi passi mi piacerebbe vederli correre anche sui Monti della Laga. Aspettativa che, considerando l’attuale consistenza e grazie alla possibile curiosità esplorativa di qualche esemplare, potrebbe anche realizzarsi.


il Camoscio più bello del mondo
Dai  zoologi viene definito così, per sue prerogative per le visibili differenze dal camoscio delle alpi. La più significativa è la livrea invernale, che presenta una diversa colorazione del manto con colori che dal marroncino virano al rossiccio, con le caratteristiche bande nere che, a contrasto e vistose, scendono dal collo. Inoltre ha le corna più lunghe e uncinate (carattere più marcate nei maschi) e, nell’insieme l’animale ha una forma più slanciata.


osservare i camosci in ambiente

Osservare i camosci è relativamente semplice e può accadere con naturalezza durante le escursioni in quota, nelle zone che prediligono, sia mentre brucano, sia mentre si rincorrono tra le rocce. L’incontro è sempre di grande soddisfazione ed emozione, stupiti dal loro esserci e mimetizzarsi in un ambiente apparentemente difficile. Siamo in Montagna e il nostro comportamento, da visitatore, deve sempre essere di massimo rispetto. Il tema Camoscio sul Gran Sasso si amplia con Farindola, il Museo dedicato e l’area faunistica  nei pressi della cascata della Vitella d’Oro.


educazione  e sensibilizzazione ambientale a Pietracamela, Prati di Tivo e nei Rifugi Cai
Grande è stata l’opera di sensibilizzazione e di avvicinamento alla montagna e alle sue meraviglie , anche a seguito della costituzione del Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai Abruzzo. Tanti incontri, escursioni, attività con le scuole e inviti alla sosta in paese e nei rifugi, con proposte escursionistiche di più giorni. Per finalità divulgative sono state realizzate una Mostra (dieci pannelli che raccontano dl camoscio) e un pieghevole della Riserva. Pietracamela è stato il fulcro di ogni attività.


i Rifugi Cai
Nella Riserva Corno Grande di Pietracamela si trovano ben tre rifugi del Cai che, per il valore dell’area protetta, svolgono funzione informativa, educativa e di presidio contro il degrado. Il Franchetti, il più recente, costruito nel 1959 utilizzando le pietre del luogo è posto nella parte alta del Vallone delle Cornacchie a 2433 m, tra le pareti del Corno Piccolo e del Corno Grande. Il Duca degli Abruzzi, del 1908, a 2388 m sulla cresta del Monte Portella, tra Campo Imperatore e Campo Pericoli, in posizione aerea con potenti  vedute sul gruppo. Il Garibaldi, il più antico, del 1886, nella conca d’oro di Campo Pericoli, a 2230 m, immerso in un suggestivo ambiente carsico dall’elevato valore naturalistico dove, a pochi passi, ha avuto inizio la reintroduzione del Camoscio.


in Cammino nei Parchi  – 13 giugno 2021
Stiamo organizzando la giornata in Cammino nei Parchi, del prossimo 13 giugno. Sarà un appuntamento che ci vedrà tornare sui luoghi dove la reintroduzione ebbe inizio, con la Sezione Cai di Teramo e tutte le altre che vorranno aggregarsi. In escursione da Prati di Tivo, intercettando la “via dei Pretaroli” (itinerario Terre Alte Pietracamela-Assergi), lungo la Val Maone, alla “conca d’oro, Campo Pericoli, “le capanne” e al Rifugio Garibaldi.

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PEZZI DI STORIA DEL CAI come ricordo per chi c’è stato e da far conoscere ai nuovi.
Li racconteremo in più puntate
Come introdotto da questo scritto, sono davvero tanti gli episodi a corredo del Progetto Camoscio d’Abruzzo che non è possibile sintetizzarli in questa prima nota, alla quale, per completezza e informazione, ne seguiranno altre durante l’anno (molto si dirà in occasione della giornata “in Cammino nei Parchi“).


il processo
Tra gli eventi c’è però anche quello che mi ha visto coinvolto in processo, con una ingarbugliata vicenda di addebiti non veritieri e di documenti stranamente non ritrovati. La vicenda giudiziaria, dopo un travagliato iter nel quale sono stato affiancato da persone che ringrazio per l’aiuto dato a superarlo, alla fine si è risolta con assoluzione piena. E’ chiaro che la reintroduzione del Camoscio d’Abruzzo,  indicava una diversa destinazione d’uso di territori montani – il Parco ancora non c’era, e l’addebito nei miei confronti (e contro il Progetto che ripristinava una biodiversità persa) fu su alcune presunte carenze nei passaggi autorizzativi. Il Cai era nel mirino di chi non aveva gradito precedenti – e riuscite, azioni di tutela e – senza demordere, spingeva ancora su  forti interessi di settore.


Ma, con brevi cenni racconto cosa era accaduto 10 anni prima e che cosa avrebbero voluto diventasse il Gran Sasso d’Italia.
manifestazione per la tutela del Gran Sasso d’Italia – 27 giugno 1982
Negli anni ’80 il Gran Sasso d’Italia era minacciato dai distruttivi progetti che prevedevano impianti di risalita e gallerie a Prati di Tivo, nella Val Maone, a Campo Pericoli fino a raggiungere il Sassone
Come Cai – Delegazione Abruzzo, ci siamo opposti da subito, anche con difficoltà interne tra favorevoli e contrari. Una efficace e storica Manifestazione interregionale Cai Abruzzo, Lazio e Marche nel 1992 e una petizione europea dettero manforte a salvaguardare il Gran Sasso d’Italia impedendo che si realizzassero gli impianti. Un numero del Bollettino Cai L’Aquila documenta la giornata. Più di mille persone (numero davvero importante) parteciparono, il 27 giugno 1982, alla manifestazione per la tutela del Gran Sasso d’Italia, nonostante il tempo fosse inclemente. Molte le adesioni e le presenze di autorità, politici, alpinisti, ambientalisti e personaggi della cultura. Intervennero Filippo Di Donato, Franco Bassanini, Dario Nibid, Stefano Rodotà, Pietro Scoppola, Luigi Spaventa, Fulco Pratesi, Carlo Alberto Pinelli, con i saluti di Franco Alletto e Nestore Nanni.  Un’iniziativa promossa dal Cai interregionale con il sostegno di WWF, Italia Nostra, Lega per l’Ambiente e Arci.


il tempo è galantuomo – il Camoscio d’Abruzzo è resiliente?
Si riuscì a salvare il cuore del Gran Sasso d’Italia e, una delle riposte in ambiente, Cai-Comune di Pietracamela-Parco Nazionale d’Abruzzo, fu nel 1991, dar vita al Progetto Camoscio d’Abruzzo, con le tante positive implicazioni.
Scelte giuste e il tempo, da galantuomo, ci ha dato ragione.
Oggi (febbraio 2021) in Abruzzo ci sono oltre 3200 camosci, diversamente distribuiti nelle Aree Protette, tra Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (lo storico Parco che riuscì a evitare l’estinzione del camoscio), Parco Nazionale della Maiella, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Parco Regionale Sirente Velino. A questi in Abruzzo, si aggiungono i 200 camosci del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Per una specie che ha rischiato di scomparire, i numeri iniziano a essere importanti, ma la guardia va tenuta sempre alta e il camoscio, diventato mascotte nei giochi della gioventù e in alcune pubblicazioni per ragazzi (Camoscio Carlino, il vagamondo), va conosciuto e ammirato per la sua capacità di resistere e adattarsi, tornando a ripopolare ambienti montani abitati nel passato (oggi si usa dire resilienza) e per la sua agilità da “acrobata delle rocce“.

2021.02.28 (filidido) Giornalista
– Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai – CD Federparchi




ESCURSIONISMO E SEGNALETICA – oggi giovedì 25 febbraio – con il Cai on-line, 18.30

ESCURSIONISMO E SEGNALETICA – oggi giovedì 25 febbraio – con il Cai on-line

Oggi, giovedì 25 febbraio, il Cai ci offre un appuntamento informativo sull’Escursionismo, sulla pratica del camminare che è l’arte più antica del mondo.

Evento in diretta streaming sui canali Facebook e Youtube del Cai,  giovedì 25 febbraio alle 18.30. Nell’ambito della rassegna “montagna da leggere”. Aperto a tutti, con particolare attenzione a giovani e famiglie.

Tema attuale, in particolare in questa situazione di coronavirus che invita muoversi all’aria aperta, seppur con il giusto distanziamento sociale, per assorbire gli effetti benefici e salutari dell’ambiente. Conoscenza e consapevolezza delle norme, aiutano a evitare i pericoli in ambiente e  a ridurre i rischi di incidente.

montagna e diritto
Ci sarà la presentazione del libro edito dal Cai: “La Sentieristica nella normativa e nella giurisprudenza” di Gian Paolo Boscariol. L’autore dialogherà con il Presidente del Cai, Vincenzo Torti e il direttore di Montagne360, Luca Calzolari. La pubblicazione tratta ben 21 temi, sviluppati in altrettanti capitoli.
È importante conoscere lo stato di fatto in materia di escursionismo e sentieristica in ogni Regione, con lo scopo di dare un senso comune su base nazionale. Il Cai è impegnato in prima persona per armonizzare la segnaletica ovunque (con indubbi vantaggi per tutti, da chi progetta e realizza, a chi se ne avvale percorrendo i sentieri) attraverso l’adozione dell’abaco della segnaletica Cai, strutturato su tre livelli comunicativi in ambiente, dalla montagna al mare. Con Federparchi è stato sottoscritto un protocollo di intesa con il quale il sistema delle aree protette ha adottato i criteri indicati dal Cai nella realizzazione della segnaletica.

il sentiero non è una strada
Chiunque voglia camminare sui sentieri è necessario sia consapevole che è attività praticata all’aria aperta, con la possibilità che le condizioni ambientali al contorno possano mutare, soprattutto se ci si trova in quota. Nebbia, nuvole basse, pioggia, vento, neve, calo delle temperature, perdita di orientamento sono possibili. Ogni escursione si prepara prima a tavolino, a casa. Insieme alle condizioni meteo va consultato il pannello informativo che descrive più aspetti dell’itinerario scelto (rappresenta il primo livello comunicativo della segnaletica Cai). Con attrezzatura ed abbigliamento adeguati si inizia l’escursione, muniti di carta dei sentieri e bussola. Lungo il sentiero troviamo ai bivi la segnaletica verticale con le frecce direzionali che indicano località e tempo di percorrenza (rappresentano il secondo livello comunicativo della segnaletica Cai). Sul percorso ci sono le bandierine  di vernice rosso bianco rosso, posizionate in modo da mostrare la continuità del tracciato (rappresentano il terzo livello comunicativo della segnaletica Cai).
Affinché ogni esperienza escursionistica sia gratificante e si riducano al minimo i pericoli (che ci sono sempre) va tenuto presente che il sentiero non è una strada e ci si può anche smarrire (se si è privi di esperienza e non si conoscono i luoghi, è meglio farsi accompagnare). L’ambiente che attraversiamo va quindi osservato e vanno interpretate le condizioni al contorno, sempre senza abbandonare il sentiero. In caso di difficoltà è meglio tornare indietro. È sempre buona norma partire presto e concludere l’escursione alla luce del sole.

partecipiamo all’incontro on-line per saperne di più
Non scoraggiamoci per quanto scritto e intanto – partecipando all’incontro on-line, prendiamo confidenza con termini e definizioni dell’escursionismo quali: la rete escursionistica, la definizione di sentiero, l’interesse pubblico e la viabilità privata, la segnaletica, la manutenzione, le competenze e le responsabilità… oggi sicuramente, su tutto questo, riusciremo a saperne di più .

A dopo

Appuntamento online con le norme sulla sentieristica–Lo Scarpone on line – Notiziario del Club Alpino Italiano

2021.02.25 (filidido) Giornalista
– Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai – CD Federparchi




(2) siamo arrivati a 400!!! – I CORPI DICONO  – UN PROGETTO di Eugenio Di Donato – SOCIALE ANTROPOLOGICO POETICO

(2) I CORPI DICONO  – UN PROGETTO di Eugenio Di Donato
SOCIALE ANTROPOLOGICO POETICO

Continua l’esperienza itinerante e di incontro di Eugenio Di Donato

il 9 febbraio ci siamo interrogati….
Ma cosa mai saranno “i corpi” per Eugenio Di Donato?

E che cosa diranno alla fine della raccolta dei messaggi dei tanti coinvolti…
Mistero!!!

Sappiamo che è un peripatetico … incontra persone, le avvicina (sempre a distanza coronavirus) e le invita a esternare un pensiero scritto … , nelle piazze, nei bar, negli angoli delle strade, sulle panchine, in piedi … un pò ovunque.Raccolto lo scritto ecco che va a fare compagnia ai tanti altri nella scatola fessurata.


siamo arrivati a 400!!!
 Cresce il numero delle persone coinvolte e per molte si riesce a leggere il sorriso sotto la mascherina, svelato dal brillio di occhi vivi e comunicativi. Siano giovani o meno giovani, tutti ne hanno piacere.

siamo in curiosa attesa dei prossimi sviluppi!!!

ALCUNE USCITE (dopo il 9 febbraio) – da facebook – Eugenio Di Donato


20  febbraio I CORPI DICONO
Milano, lettere matematiche
#icorpidicono


18  febbraio I CORPI DICONO
Milano, lettere sghembe
400!


13 febbraio I CORPI DICONO
Milano, lettere in piedi!
Fa freddo, ieri nevicava, eppure la gente ha voglia di scrivere, si sfrega le mani e parte.
Sembra che oggi le “mie” lettere abbiano infranto il muro della diffidenza.

(1) I CORPI DICONO – articolo del 10 febbraio 2021

2021.02.21 (filidido) Giornalista – Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai Abruzzo – CD Federparchi




LEGGERE e ASCOLTARE – CLUB ALPINO ITALIANO e UNIVERSITA’ – premio Fabio Favaretto, 5 febbraio 2021 – premio Andrea Tomei, 9 dicembre 2020

LEGGERE e ASCOLTARE
CLUB ALPINO ITALIANO e UNIVERSITA’
premio Fabio Favaretto  
5 febbraio 2021
premio Andrea Tomei 
9 dicembre 2020

Ci sono due aspetti che seducono grandemente e sono la lettura e l’ascolto.
Il primo, attraverso le parole scritte  ci informa e descive ambienti e studi, a più livelli di approfondimento, anche bibliografici.
Con il secondo, delle parole dette, grazie a intonazioni e affabulazioni, riusciamo a vedere direttamente luoghi ed episodi raccontati.
Ambedue i convincenti modi di comunicare sanno sedurre ed è quello che mi è capitato l’altra sera (5 febbraio 2021) assistendo alla presentazione del premio Fabio Favaretto 2020, che ha assegnato il riconoscimento alle tesi svolte da due giovani ricercatori dell’arco alpino. Tesi scelte tra quelle inviate da  15 ricercatori che hanno aderito al bando nazionale indetto dal Cai Mestre, Commissione Tam e hanno svolto lavori riguardanti tematiche afferenti all’uso e alla tutela del territorio montano alpino o appenninico.
Il Premio è un percorso di visione, giunto alla quarta edizione, che vede il Cai promotore come Associazione nazionale e unisce i giovani e le specificità del mondo Universitario (a sua volta presente su questi temi con gli Atenei riuniti nell’acronimo RUS – Università in Rete per lo Sviluppo Sostenibile, dove alcune iniziative per il clima, svolte in ambiente, sono condivise con il Cai).
Per l’edizione 2020 sono stati premiati Virginia Patrussi – Università di Torino, con “Nuovi laboratori di montagna. Una ricerca sui cambiamenti ambientali e culturali nei rifugi di montagna nelle Alpi Italo-francesi.” abstract e

Alessandro Vellar – Università di Milano-Bicocca, con “I domini collettivi alla prova degli sviluppi più recenti: ragioni conservative e profili gestionali.” abstract. Argomenti attuali e presentati con grande efficacia.
La serata, introdotta da Guido Furlan e da Alessandro Bonaldo ( Cai Mestre), ha visto la presenza di Vincenzo Torti Presidente Generale del Cai, di Annibale Salsa, filosofo e antropologo già Presidente Generale del Cai, con interventi diversi di altri responsabili del Cai regionale e nazionale tra i quali Francesco Carrer (Cai-Scuola), Renato Frigo (GR Veneto) e Raffaele Marini (CCTAM) .

– le due considerazioni guida
Tra i molti spunti dalla serata mi soffermo su due … ideali pagine di riflessione.
Ai giovani e alle loro opinioni va riconosciuta importanza in questa fase di criticità ed emergenza – ambientale sanitaria e culturale. Vanno ascoltati e le loro indicazioni devono poter contare (a questo proposito segnalo un appuntamento  per giovani vogliamo decidere sul nostro futuro!” organizzato in ASviS –  per il prossimo 10 febbraio e sarà mia cura ascoltarli, sulle possibilità offerte dai finanziamenti europei per superare questa fase critica).
C’è poi il peso delle parole ripetute e messe in evidenza parlando di rifugi e risorse: cosa si intende per “comune” – “collettivo”, alle quali si può aggiungere “pubblico”. Sono state declinate come definizione e applicazione, quotidiana e di legge. Il senso di queste parole (la cui interpretazione può variare, sia per il legislatore sia per il cittadino) è risultata annodata a territori, ambienti e risorse (dove valore e funzioni, per qualità della vita e benessere, non sono interpretabili, ma immutabili e oggettivi).

– uomo e ambiente
Quella del rapporto uomo ambiente è una storia antica che sempre con maggior fatica riusciamo a scrivere. È difficile trovare una forma di equilibrio. Da una parte ci sono crescita demografica, bisogno di energia, consumo di suolo, perdita di biodiversità e dall’altra uso corretto – nel tempo e nello spazio, delle risorse che la Terra ci mette a disposizione.
Le tesi presentate e il dialogo svolto, sottolineano l’importanza della Scienza e dell’Ambiente, che vengono prima dell’Economia, interessata a monetizzare ogni cosa attorno a noi (materiale e immateriale) e lo dimostra la recente quotazione in borsa dell’acqua, risorsa insostituibile alla vita.
Conoscenza e consapevolezza sono una risposta ai dilemmi.

Premio Andrea Tomei
Mi preme ricordare un altro premio Cai che abbraccia giovani e Università. Questa volta ci spostiamo in Appennino per la terza edizione del premio intitolato al giovane Andrea Tomei, vittima del sisma d’Appennino del 2016 e assegnato ogni anno ad una tesi di laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dell’Ambiente e delle Foreste nell’Università degli Studi della Tuscia. Il premio 2020 è stato conferito a Loredana Barbona per la tesi dal titolo: “Differenti livelli di meccanizzazione nel sistema di lavoro a legno corto e valutazione degli impatti al suolo e al soprassuolo”

– MONTAGNE 360  – febbraio 2021
Tornando a lettura, montagna e ruolo del Cai, in linea con lo scopo dei premi, c’è l’ultimo numero di febbraio della Rivista del Cai Montagne 360 che invito a sfogliare con attenzione per l’accento posto sui contenuti del documento approvato dal Consiglio centrale di lndirizzo e Controllo del Cai su “cambiamenti climatici neve industria dello sci“, che con coerenza indica il sentiero da percorrere per la montagna che potrebbe/dovrebbe essere per tutti noi. La logica sequenza dei contributi, da autori diversi per appartenenza e competenza, sviluppa un discorso vario e completo (sul quale ritornerò con altro articolo), come una sorta di dossier, avviato con l’editoriale del nostro Presidente Generale Cai Vincenzo Torti, dal titolo: perché il futuro della montagna non passa da nuovi impianti di sci o dall’ampliamento di quelli esistenti.

– mediatore sociale e culturale
Il Cai può rappresentare un efficace mediatore sociale e culturale. In questa fase di emergenza e criticità possiamo/dobbiamo sempre affidarci all’indiscussa importanza della qualità ambientale e del benessere, alla nostra capacità di indurre coesione sociale (interna ed esterna al Cai), alla necessità di studi e approfondimenti sui vari temi che hanno bisogno dell’impegno dei giovani,  dei Parchi, delle Università e di ogni altro ente di ricerca, studio, documentazione e tutela.


… i temi di tutela del territorio montano sono particolarmente sentiti dalle nuove generazioni capaci di cogliere il valore sociale oltreché le opportunità professionali e di lavoro che questo ambito può offrire. E’ inoltre evidente, dalle tesi pervenute, di come la protezione dell’ambiente non sia un obiettivo limitato a singole e settoriali professionalità, ma si esprima attraverso molteplici competenze, tutte chiamate ad offrire il loro contributo per un futuro più sostenibile. Il territorio montano, a tal proposito, si offre come laboratorio di una nuova progettualità e di ricerca verso nuovi modelli di sviluppo. In questo senso il Cai persegue con massimo impegno l’idea che la tutela della montagna debba essere compatibile con il giusto diritto di cittadinanza delle popolazioni alpine purché non si continui col perseguire modelli rapaci e distruttori dell’ambiente e del futuro dei nostri figli, ciò è tanto più evidente in questo periodo caratterizzato dalla pandemia da Covid-19, dove le risorse messe in campo a difesa dal virus si chiamano anche solidarietà e accordo. (così conclude la commissione Premio Fabio Favaretto)

2021.01.07 (filidido) Giornalista – Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai Abruzzo – CD Federparchi




I GIOVANI SI CONFRONTANO SUL FUTURO DELL’ITALIA ALLA LUCE DEL NEXT GENERATION EU – IL PNRR D’ITALIA

– I giovani si confrontano sul futuro dell’Italia alla luce del Next generation Eu
– Il PNRR d’Italia

10 febbraio 2021, alle ore 15:30

il futuro è dei giovani, ma quanto i giovani potranno contare e quanto saranno ascoltati?

link  articolo ASviS: I giovani si confrontano sul futuro dell’Italia alla luce del Next generation Eu

Si terrà mercoledì 10 febbraio 2021, online alle ore 15:30, l’evento “Vogliamo decidere sul nostro futuro! I giovani valutano i piani italiani per il Next generation Eu” promosso dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ASviS, per favorire un momento di ascolto e confronto pubblico tra le giovani generazioni su quale futuro disegnare per il Paese con il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Il Programma Next generation Eu è dell’Unione europea. E’ stato definito e varato per combattere le conseguenze della pandemia da Covid-19 e per rendere attività e scelte dell’Unione più eco-sostenibili, resilienti, eque e giuste.

L’Italia –  il maggiore beneficiario di tali risorse europee – deve predisporre entro aprile il proprio PNRR secondo le linee secondo le linee guida emanate dalla Commissione europea.

link al PNRR d’Italia approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio 2021

Tutti, considerando i tanti interessi per queste ingenti risorse economiche, siamo chiamati a informarci e concorrere alla stesura del PNRR.

diamo voce ai giovani e ascoltiamoli
In questa fase di possibili osservazioni, è opportuno dare voce alle aspirazioni e alle proposte delle giovani generazioni, sulle quali ricadrebbero scelte approssimative, di settore e sbagliate. In questa ottica di giustizia intergenerazionale si pone Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, assunta dall’Unione europea come riferimento di ogni politica.

Appuntamento al 10 febbraio 2021 – 15:30
Sarà possibile seguire l’evento su asvis.it e sulla pagina Facebook dell’ASviS.

Scarica il programma ASviS evento giovani

Piano nazionale di ripresa e resilienza
– In primo luogo, vogliamo un Paese moderno, innovativo dotato di una pubblica amministrazione efficiente e moderna, in cui possano operare imprese innovative e sempre più competitive, un Paese con infrastrutture sicure, tecnologicamente all’avanguardia, che sfruttino tutte le potenzialità offerte dalla rivoluzione digitale.

– In secondo luogo, vogliamo un Paese più verde, con sistemi di produzione e trasporto dell’energia compatibili con gli obiettivi di riduzione dei gas clima alteranti e più resiliente rispetto agli eventi climatici estremi.

– Infine, vogliamo un Paese più coeso, più attento al benessere dei cittadini, sia nei grandi centri urbani, sia nei borghi sia nelle tante, troppe “periferie” d’Italia. Non si può tollerare l’aumento disuguaglianze di genere, nella società, tra regioni e territori, indotto da politiche passate errate, che non hanno saputo frenare una dinamica dannosa per la crescita economica e per la tenuta del tessuto sociale. Nessuno deve essere lasciato solo.

 articolo: Ambiente e sviluppo, i giovani si confrontano sul piano italiano per il Next Generation EU Lo Scarpone on line – Notiziario del Club Alpino Italiano, 5 febbraio 2021

2021.02.04 (filidido) Giornalista – Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai Abruzzo – CD Federparchi – Gruppo di lavoro ASviS su Agenda 2030