Importanza della memoria
Emozione nel ricordo
Camoscio d’Abruzzo, terremoto e …
Molte delle cose che facciamo
Che pensiamo
Dipendono dal rapporto che abbiamo con la memoria
Eugenio Di Donato
– sangue e latte
– i corpi dicono
la memoria – il ricordo
Il trascorrere degli anni regala il senso della memoria. Si fissano i fatti nel tempo e insieme a ciò che è stato, che è avvenuto emerge anche l’idea/la causa che ha indotto/originato l’evento citato.
Documentando la storia, da protagonista o da osservatore, si genera cultura e si offre preziosa conoscenza, per non dimenticare, per avere consapevolezza da dove veniamo, su ciò che è accaduto e per fare meglio.
Il sapere, un po’ come il guardarsi attorno in montagna, alimenta e aiuta la riflessione nelle scelte.
La memoria dei fatti è per tutti ed è storia. Ha la durata del tempo, è scandita dall’intelletto.
Il ricordo ha un’altra dimensione. Si fonde con la nostra intimità e con il vissuto di esperienze ed emozioni, con la capacità di leggere e interpretare attraverso i sensi, con il cuore e con la mente. E’ espressione di intensità e tremore.
la memoria – reintroduzione del Camoscio d’Abruzzo
La memoria mi riporta con dati certi al giorno nel quale furono reintrodotti i primi Camosci d’Abruzzo sul Gran Sasso d’Italia, a Campo Pericoli. Al numero dei Camosci giunti in elicottero dal Parco Nazionale d’Abruzzo, agli escursionisti saliti, al personale del Parco e del Comune di Pietracamela, ai soci Cai presenti. Tutto questo è documentabile e sono fatti scanditi nel tempo, sono frammenti certi per tutti e fanno parte del più articolato progetto di reintroduzione del Camoscio d’Abruzzo. Oggi i camosci sul Gran Sasso d’Italia sono diventati 1000. I numeri sono la misura di una positiva realtà, di un progetto andato a buon fine.
La storia ci dice da dove siamo partiti, dove ci troviamo e ci indica anche come continuare.
In questo caso la memoria è tale che la storia narrata attraverso quell’idea, quel progetto si spera possa ripetersi.
il ricordo – reintroduzione del Camoscio d’Abruzzo
Diversi i fotogrammi del ricordo, mentre salivo sul sentiero da Prati di Tivo insieme a mio figlio Andrea appena decenne, con la luce negli occhi, speranzoso e curioso, a Campo Pericoli la sua immagine a cavallo controluce, in attesa, il rombo dell’elicottero, il timbro soffuso delle voci, gli animali giunti sopiti e l’attesa del risveglio, l’allungata disposizione dei presenti a V per indirizzare i disorientati camosci verso l’alto, indelebile l’immagine dell’agile acrobata delle rocce che, dopo un secolo di assenza, tornava a calpestare i tappeti erbosi del Gran Sasso d’Italia.
la memoria del terremoto
La memoria mi riporta al terremoto dell‘Aquila. Anche in questo caso la data è certa, come l’ora, come il numero delle vittime, appena ieri celebrate dai rintocchi della campana. Le macerie una massa terribile come i feriti e i senza tetto nel freddo della notte. A seguire lo spaesamento e, per tanti, l’abbandono. I numeri pesano come macigni e la realtà orribile per una città di Montagna, tenacemente abbarbicata alla sua identità, nata dal senso positivo di aggregazione e inclusione.
In questo caso evento e numeri sono una inaccettabile realtà.
Il 6 aprile di ogni anno diventa una data della memoria per donne e uomini, affinché, adottando ogni genere di intervento preventivo, quella tragedia non abbia a ripetersi.
La storia ci dice da dove siamo partiti, quanto gravemente abbiamo ignorato i precedenti terremoti, dove ci troviamo e ci indica anche come continuare.
In questo caso la memoria è tale che la storia narrata attraverso il terremoto, evento naturale nella dorsale appenninica, ricorrente tra qualche generazione , non determini la perdita di altre vite umane.
il ricordo del terremoto
Anche in questo caso il ricordo è personale. Strappato all’improvviso dal sonno nel cuore della notte, preso dall’innaturale movimento di mura, infissi, mobili e suppellettili. La preoccupazione per la famiglia, le braccia come rifugio per mio figlio Lorenzo tredicenne, incredulo per quel non ancora identificato e codificato terribile evento. I sensi all’erta per un avversario noto, del quale provi a intuire prima possibile effetto e percepirne la durata per decidere cosa meglio fare. La pelle sollevata dalla voce del terremoto che è forte, può cambiare nei toni ma è sempre lei, presente e mai sopita, per chi l’ha provata. La riconosci immediatamente mentre recuperi tutto l’avvenuto nel tempo. L’evento di Teramo si somma a quelli di Ancona, Castelli e Rivisondoli. Una ininterrotta catena di boati e sensi di vuoto. La resilienza messa a dura prova dal ripetersi, da intensità e incertezza indotte.
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il Giorno della Memoria
Il Giorno della Memoria è una testimonianza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto.
Mia nonna Ida di Rivisondoli, fino all’ultimo istante di lucida vita, non ha mai rimosso tragedie e orrori dalla seconda guerra mondiale – come l’assurda strage di Pietransieri, l’eccidio nazista di 128 inermi persone nel bosco di Limmari, di cui 60 donne, 34 bambini al di sotto dei 10 anni, e molti anziani; un’eredità che conservo viva per contrastare disuguaglianze e ingiustizie di ogni genere.
«L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria». Primo Levi.
2021.04.07 (filidido) Giornalista
– Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai Abruzzo – CD Federparchi