VITA DI MONTAGNA – QUALCOSA STA CAMBIANDO NEL LAVORO E NELLA PERCEZIONE DEL BENE COMUNE – C’È SPERANZA!
VITA DI MONTAGNA – QUALCOSA STA CAMBIANDO NEL LAVORO E NELLA PERCEZIONE DEL BENE COMUNE –
C’È SPERANZA!
il lavoro diffuso in Montagna
Più segnali indicano un ritorno ai monti. Sondaggi e testimonianze riportano di scelte fatte per convinzione ed esistenziali (indotte da necessità ed elementi culturali diversi, non escluse quelle sanitarie e di riscoperta del benessere montano).
Buone Notizie
Il dato è presente anche tra le Buone Notizie nell’inserto del Corriere della Sera (9 febbraio 2021). Per alcune professioni incide anche il telelavoro, ma in gran parte c’è interesse a recuperare economie locali sostenibili proponendosi come agricoltori, allevatori e artigiani. La scelta è culturale e di qualità, tra bellezza e paesaggio, presenti da custodi delle tradizioni e interpreti del nuovo, anche nei settori sportivo, dell’accoglienza, della ristorazione, del commercio. Ci si ritrova come comunità di giovani e famiglie, pronti allo scambio e al sostegno, senza ambire a particolari mire di successo, animati da confronto, amicizia e solidarietà di crescita, parte di un sistema aperto.
la Montagna al centro
Si (ri)scopre la Montagna e si apprezza il valore d’insieme di territori con paesi, vallate, boschi, laboratori all’aria aperta. Si recupera il senso del tempo (scandito dai passi e dalle soste), dello spazio (con la percezione e la mobilità dolce, in giro tra gli elementi che compongono il paesaggio), dell’accoglienza (nei paesi, porte di accesso alla montagna, nei rifugi, nelle aziende agrozootecniche e nei laboratori dell’artigianato) e del lavoro (con l’orgoglio di quanto realizzato e l’orgoglio di mostrarlo)
il turismo lento
Un articolo su Lo Scarpone on line del Cai, riporta che “Sulle Dolomiti un Gruppo di lavoratori è convinto che il turismo lento, sostenibile e di qualità sia la ricetta giusta per il futuro economico e sociale delle comunità delle Terre alte” – articolo Lo Scarpone on line del Cai
Le affermazioni diventano quindi sostanza, con esempi e richieste concrete.
pagina Facebook del Gruppo Dolomiti, che si chiama “Basta impianti“»
Il lavoro oltre lo sci alpino, di questa pratica invasiva e settoriale, con bacini sciistici e impianti di risalita energivori, che per sopravvivere assorbono e fagocitano ingenti risorse economiche comuni, destinate a ripianare il perenne deficit rosso dei bilanci.
l’altra neve
Dalle Dolomiti (e non solo) il messaggio che si può superare la monocultura dello sci alpino, dello stress da impianto di risalita e guardare all’altra neve, con le diverse e salutari altre attività in ambiente (anche in linea con le necessarie procedure di contenimento della diffusione di coronavirus).
Ai messaggi seguono i modelli con diverse forme di utilizzo delle risorse a disposizione.
villaggio degli alpinisti
Un riferimento possibile è il modello villaggio degli alpinisti, con abitanti che hanno scelto di basare la proposta ecoturistica conservando gli ambienti naturali, innovando i servizi su cultura e tradizioni locali. Il paese diventa esempio di gestione virtuosa delle risorse in grado di attrarre e incuriosire il turista-escursionista-visitatore, coinvolgendolo come partecipante in un percorso educante alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente. Buone pratiche indotte, recepite e successivamente adottate anche nella quotidianità.
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la Montagna è aperta, sostenibile e resiliente
Gli impianti sono chiusi causa coronavirus (e difficoltà ci sono anche per la crisi climatica). Invece la Montagna c’è ed è aperta, ma a questo non viene dato risalto. La percezione dell’ambiente montano è stata trasformata e ridotta a palestra dello sci. La Montagna va riscattata da una monocultura economica per recuperare il senso della molteplicità di opportunità e ruoli, ripartendo dagli abitanti e dalle funzioni ecosistemiche.
(r)incontro con la natura
Per dirigersi verso scelte sostenibili, quindi durevoli nel tempo, servono passaggi educativi e occasioni di (r)incontro con la natura. Le attuali crisi ambientali e sanitarie sono occasione per progredire negli aspetti sociali, economici, ambientali e culturali. La Montagna è parte di questa realtà, con tenaci abitanti, qualità delle risorse e benessere. Si tratta di comprendere ciò che la Natura comunica a livello planetario e di adattarsi alle nuove condizioni, con la consapevolezza antica del montanaro “resiliente”, che assecondava e riusciva a usare con vantaggio per tutti le risorse a disposizione (generose ma non dominabili).
Agenda 2030
Il buco dell’ozono ha insegnato che comunità scientifica e comunità politica possono dialogare, così come è stato dopo il Protocollo di Montreal con la riduzione delle sostanze che minacciano lo strato protettivo presente nella stratosfera. Quel positivo risultato di cooperazione internazionale va attualizzato e usato come opportunità per alzare nuovamente la testa, guardare lontano e cooperare per condividere sacrifici e risultati, in questo preiodo di gravi criticità. Un processo planetario che posiamo trasformare in progresso e la solidarietà diventa fattore di costruzione.
da Nord a Sud
Da Nord a Sud, su Alpi e Appennino, è univoca la richiesta di altra neve. Dalle Dolomiti all’Abruzzo, per l’ultimo impegno di contrasto alla riduzione del Parco Regionale Sirente-Velino e all’ampliamento del bacino siistico.
2021.03.05 (filidido) Giornalista
– Centro di Educazione Ambientale “gli aquilotti” del Cai – CD Federparchi